Ancora non abbiamo parlato dell’ultimo e non meno importante impiego dei pastori tedeschi nella prima guerra mondiale: la guardia.

I cani stavano al guinzaglio e non si allontanavano dal fianco del conduttore, abbaiavano qualora sentivano o scorgevano movimenti sospetti. Il soldato liberava il cane che inseguiva il sospetto e si limitava a tenerlo d’occhio e ringhiare se l’uomo rimaneva fermo. Se invece si muoveva o tentava di scappare il cane lo inseguiva, lo atterrava e lo azzannava ad un braccio o ad una gamba. A questo punto se l’uomo si arrendeva il cane mollava la presa sempre seguendo l’ordine impartitogli dal conduttore. Proprio grazie alla loro assoluta fedeltà e ubbidienza anche l’esercito francese rimpiazzó presto i Dogue de Bordeaux con i pastori tedeschi, più inclini a rispondere al comando.

Oltre al ruolo di cani da guardia i pastori tedeschi svolgevano un compito ancora più preciso quello di sentinella. In questo caso non dovevano abbaiare, se non per rispondere ad un comando ma bastava un mugugno sommesso per avvisare il soldato che stava con loro dell’imminente pericolo. Grazie al loro fiuto, al loro portentoso udito e alla vista infallibile per quanto riguarda oggetti in movimento, i cani potevano avvertire l’approssimarsi di un soldato nemico anche ad un chilometro di distanza con vento contro.
Rimanevano sempre al fianco del soldato che li guidava per proteggerlo, difenderlo e avvisarlo anche a costo della vita. Erano addestrati a non accettare cibo dalle mani di nessuno che non fosse il loro conduttore e a non mangiare avanzi lasciati in giro. Avevano un rapporto totalmente simbiotico con il soldato che dovevano proteggere.
I conduttori d’altro canto venivano scelti tra coloro che avevano uno smisurato amore per i cani, una buona dose di pazienza e fermezza nell’inpartire gli ordini. L’affiatamento tra il cane e il conduttore era indispensabile per la salvezza del soldato.